L’ultimo episodio della settima stagione di Chicago PD ci tiene incollati allo schermo. Ancora una volta LaRoyce Hawkins ci regala un’interpretazione che sarà difficile dimenticare
Il coraggio di dire la verità, quella più scomoda, quella che farà male, quella che porterà conseguenze difficili da gestire. Questo è ciò che affronta l’ultimo episodio di questa stagione di Chicago PD. Kevin ha detto la sua verità, ha provato a rendere giustizia ad un uomo innocente ucciso solo a causa del colore della sua pelle. Ma, nel farlo, ha infangato la reputazione di un poliziotto che non avrebbe mai dovuto portare quel distintivo. Un razzista che se fosse finito dietro le sbarre tempo prima, a quel primo errore, nulla di tutto questo sarebbe accaduto. Un finale di stagione che porta a galla una verità di cui siamo a conoscenza da tempo ormai: Kevin Atwater è l’uomo, il poliziotto, di cui Chicago avrà sempre bisogno.
Hailey e Jay. E’ con loro che inizia questo episodio di Chicago PD. Poche parole, un momento inaspettato. Entrambi sentono la mancanza l’uno dell’altro. Jay vuole essere sicuro che, questa volta, la persona di cui si sta innamorando, tornerà accanto a lui. La loro storia, il loro legame, è iniziato a piccoli passi. Prima partner, poi amici. Poi qualcosa di più, ma che è rimasto nascosto. Lo è ancora. Lui la porterà a cena fuori, le vuole tornare perché le manca “la sua persona”. Attenderemo questi mesi per rivederli, e in questi mesi ci ricorderemo del sorriso di Jay, delle parole di Hailey. In attesa di quel bacio che arriverà… Perché è scritto nel loro futuro, anche se ancora non sono pronti ad ammetterlo.
Kevin si trova a lavorare sotto copertura con Doyle, l’agente che gli aveva puntato una pistola alla testa, che aveva sparato a quel ragazzo di colore solo perché… era nero. L’agente Atwater aveva provato a fermarlo, ha togliergli quel distintivo che non meritava. Ma le regole sono diverse quando hai qualcuno ai piani alti. E Doyle, mentre Kevin cercava di proteggere la città di Chicago, è diventato un detective. Lui, un uomo che ha sempre guardato prima il colore della pelle, è stato promosso perché “ha più familiari nella Polizia di chiunque altro“. Proprio come ha sottolineato Hank Voight.
Il primo caso di cui si occupa l’Intelligence, nonostante Doyle, va a buon fine. Armi tolte dalle strade di Chicago, e una banda di criminali dietro le sbarre. Ma questo episodio di Chicago PD è come se partisse da qui. Da un Doyle che prova a chiedere scusa e subito dopo corre dietro a un uomo di colore, con un borsone perché “è quello che è“. La situazione precipita in pochi secondi. Kevin prova a fermare Doyle mentre quest’ultimo non sente ragioni. C’è un ragazzo nero con un borsone in un quartiere pericoloso. E’ uno spacciatore. Non può esserci altra spiegazione.
Pochi secondi dopo Kevin sente degli spari. Entra dalla stessa porta da cui è entrato Doyle. Un uomo è a terra, morto. Doyle, lo sarà di lì a poco. Due chili di cocaina nascosti e della droga per terra. Doyle è morto da eroe, o almeno così sembra. Ma c’è qualcosa di strano. Kevin lo sa, lo sente. Hank Voight si muove come farebbe per qualsiasi altro poliziotto rimasto ucciso a causa di una gang. Ma questa volta, almeno in principio, sbaglia tutto. Kevin ha nascosto delle informazioni, e il sergente non può ancora saperlo.
L’Intelligence inizia a raccogliere indizi per chiudere il caso, per trovare l’uomo che ha ucciso Doyle. Per dargli ciò che si merita. Nessuno pensa a quell’uomo che ha lasciato una moglie, un figlio, una famiglia. E per cosa? Per aver portato delle scarpe a suo cugino. Nel sentire le parole di quella donna, il mio sguardo è quello di Kevin. Sa di non poter restare in silenzio, e il racconto di quei due uomini che erano nella casa dove è morto Doyle, lo portano a prendere una sola strada: dire la verità.
L’ultimo episodio di Chicago PD mi lascia in silenzio mentre i minuti scorrono. Mentre non penso ad altro che a LaRoyce Hawkins, al suo Kevin Atwater. Ce ne vorrebbero di più di episodi così.
Kevin intanto, fa la sua scelta. Deve dire la verità. Questa volta non può restare in silenzio. Hank è con lui. Ci saranno dei problemi, delle conseguenze. Ma quel poliziotto è come un figlio. L’Intelligence è la sua famiglia. E per la sua famiglia, Hank Voight, sarà sempre in prima linea. Non servono le minacce con lui. Cadrà in piedi ancora una volta. O almeno questo è quello che speriamo, perché per scoprire cosa succederà dovremo attendere la prossima stagione di Chicago PD.
Poi arriva quel momento che aspettavo. Kevin e Hank sono da soli. Il sergente gli mostra quella realtà che dovrà affrontare se deciderà di raccontare cosa è accaduto. Doyle non aveva alcun motivo per entrare in quella casa, per seguire quell’uomo che, probabilmente, ha solo avuto paura. Doyle ha sparato per primo, ed è morto solo per causa sua e del suo razzismo. “Non sono qui per discutere con te, per dirti cosa devi fare“. Le sue parole mi colpiscono. Voight non costringe Kevin a scegliere una direzione. Non prova a convincerlo. Sarà lì, qualsiasi sarà la sua scelta. Ma vuole proteggerlo, non può fare altrimenti perché “è come un figlio per me“. Le sue parole mi rimbombano nella testa.
Manca ancora qualcuno a cui chiedere consiglio. Ray. L’uomo che ha rinunciato alla sua vita, a rendere Chicago una città migliore, per proteggere sua moglie. “Non sei Martin Luther King. E se fossi in te resterei in silenzio continuando a fare ciò che sai fare meglio. Ma io non sono te“. Anche Ray, nonostante sappia cosa è giusto fare, cerca di proteggere Kevin. Proprio come Hank. Non sono delusa dalle loro parole. Hanno cercato di proteggere un uomo che può dare ancora tanto alla sua città.
Poi, quelle ultime scene di questo ultimo episodio di Chicago PD. Kevin è pronto. Non può restare in silenzio. Dentro di me sapevo che non avrebbe potuto mentire. Non questa volta. Con lui ci sono Hank e Adam, l’uomo che ha raccolto l’eredità di Alvin Olinsky. Se fosse ancora con noi, Alvin sarebbe stato seduto accanto ad Adam Ruzek. “Al coraggio di dire la verità“.
Non sappiamo cosa succederà adesso. Dovremo attendere la prossima stagione di Chicago PD per scoprirlo. Ma quello che posso dirvi è che, in quei minuti finali, con un Kevin Atwater in piedi, a testa alta, per strada… non sono mai stata, e non potrò mai essere più fiera di lui.
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