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La riforma della polizia, le regole di Hank Voight e la legge e la giustizia che non sempre vanno di pari passo. Questo è accaduto nel nuovo episodio di Chicago PD

Il nuovo episodio di Chicago PD è di quelli che incolla gli occhi allo schermo. Che non ti lascia respirare. Che ti riporta indietro, alla rabbia di Hank Voight. A quel desiderio di portare giustizia secondo le sue regole, ma con qualcosa di diverso questa volta. Il sergente dell’Intelligence è cambiato. Alle parole di Jay ha reagito come avrebbe fatto in passato, la sua rabbia è stata la stessa. Ma il suo modo di gestire tutto ciò che stava provando, è stato diverso. Nessuna gabbia. Nessun graffio sul viso o livido lungo il corpo.

Con il dodicesimo episodio di questa stagione di Chicago PD, ci troviamo ad affrontare una serie di sentimenti e pensieri contrastanti. La riforma della polizia si rispecchia nella sovrintendente Miller. La difficoltà di non poter fare tutto ciò che è necessario per “ri-mettere” in prigione uno stupratore-assassino, vive nello sguardo Hank Voight sin dal primo minuto. Dalla conferenza stampa di questa donna che sta cercando di fare la cosa giusta. Che vuole aiutare la città di Chicago, proprio come Hank. Una donna che è amica in questo, come in quasi tutti gli episodi di Chicago PD.

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Il rapporto tra Hank e la Miller è ciò di cui avevamo bisogno. Seduta su quella sedia c’è una donna di colore che sta facendo dei passi avanti per il dipartimento e la sua città. Che non si gira dall’altra parte. In nessuno caso. E che, proprio per questo, è fortunata ad avere il sergente Voight dalla sua parte. Rispetto reciproco nonostante le differenze. Perché l’obiettivo è lo stesso. Mettere dentro quanti più criminali è possibile seguendo le regole. Perché le regole li faranno restare dentro.

Ma cosa succede quando seguire le regole non basta? Quando fare tutto secondo manuale, non è sufficiente a mettere un assassino dietro le sbarre. Un uomo che “si diverte a violentare le donne“, ad ucciderle. Ed è per questo che una donna, una poliziotta, è stata buttata fuori dalla polizia. Perché la legge e la giustizia non sempre vanno di pari passo. Proprio come afferma Hailey.

Un arresto portato a termine con l’utilizzo eccessivo della forza, “costringe” la legge a mettere in libertà Hoff. Poche settimane dopo, due donne vengono violentate e uccise. La rabbia di Hank è la nostra per tutto l’episodio di Chicago PD. Ognuno noi (o quasi) avrebbe voluto rivedere quella gabbia. Ho aspettato tra l’ansia, il bisogno di vederla quella gabbia e la speranza che Hank non commettesse lo stesso errore, il momento in cui lo avrebbe avuto tra le sue mani. E nella mia mente ripetevo sempre la stessa frase “give me a reason“. Dammi un motivo. Un motivo per premere il grilletto, per placare la mia rabbia, per “piegarti” al mio volere dopo aver ucciso e violentato tutte quelle donne.

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Sono stata Hank e sono stata Jay in questo episodio di Chicago PD. Ma colgo un momento per soffermarmi su Adam Ruzek. E’ lui l’eredità che Alvin ci ha lasciato. Ruzek avrebbe seguito Hank fino in fondo. Se quello fosse stato il vecchio Hank. Il sergente lo sapeva sin dall’inizio. Anche Hailey lo avrebbe seguito. Avrebbe fatto tutto quello che le veniva chiesto. Il codice di Hank Voight, quello che è stato di Olinsky, è diventato il codice di Adam prima, e di Hailey poi. Mi sono sentita fiera di loro. E li ho capiti. In ogni momento.

Ma ho ascoltato anche le parole non dette di Jay. E’ un circolo vizioso se ci pensate. Se avessero seguito le regole, Hoff sarebbe rimasto a piede libero per molto tempo uccidendo ancora. Ma, quando lo avrebbe preso, non sarebbe uscito per una legge che, in questo caso, non va di pari passo con la giustizia. Ma se Lisa Martinez non avesse scavalcato le regole, Hoff avrebbe ucciso ancora prima di essere portato in prigione. Se mai la polizia ci fosse riuscita.

Capiamoci. Come Hailey, non approvo la violenza della polizia. Ma se “la legge” si fosse soffermata un po’ di più su quell’uomo e sui suoi reati, forse quelle due donne sarebbero ancora vie. E questo è qualcosa a cui non posso smettere di pensare.

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Il tempo scorre, due donne sono morte. Non ci sono prove. L’Intelligence sta cercando Hoff, farebbe qualsiasi cosa per trovarlo. O almeno questo è quello che abbiamo creduto fino a quel momento in cui Adam e Hank entrano in quella stanza.

Il sergente Voight è cambiato. Anche Jay ha contribuito a questo cambiamento. E la sovrintendente Miller, sta facendo il resto in un momento difficile per quei poliziotti che amano la loro divisa, che vogliono onorarla. Ma che in questo momento storico non sanno bene come farlo. Hank Voight si ferma prima di sferrare quel pugno che avrebbe riportato tutto al punto di partenza. Mi sono sentita sollevata. Ma avrei capito la sua rabbia. L’ho provata per tutto l’episodio.

Hoff torna in prigione. Le prove sono schiaccianti nonostante quello che l’avvocato cercherà di fare. Il sergente Voight ha agito nel modo giusto. Ha fatto tutto (o quasi) seguendo le regole. Ha aiutato quella poliziotta, che la pensa esattamente come lui, a non rovinare la sua vita per quell’assassino. “Non ne vale la pena“. La polizia si muove tra le nuove regole e il rispetto della legge. Ma non tutto è bianco o nero. Nell’episodio di Chicago Fire, quel giovane ragazzo ha rischiato di non avere un futuro per aver rubato una macchina. Hoff esce di prigione dopo aver violentato e ucciso più donne.

Dov’è la giustizia adesso?

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