Il secondo episodio della nona stagione di Chicago PD è Kim Burgess. La sua forza, il suo coraggio, la sua paura di non poter più tornare indietro
Il secondo episodio della nona stagione di Chicago PD è tutto per lei. Kim Burgess. Marina Squerciati ci regala una serie di emozioni e momenti che valgono ogni secondo. Dal primo sguardo attraverso lo specchio in cui Kim cerca sé stessa, fino al momento in cui sembra tornare a respirare.
Dopo il rapimento, dopo quei due colpi che avrebbero dovuto ucciderla, Burgess non sa se riuscirà a tornare a lavoro. Nell’Intelligence. Ha paura. L’uomo che l’ha quasi uccisa, non è stato trovato. O almeno è questo quello che le è stato detto. E Kim si fida della sua squadra. Della sua famiglia. Se solo riuscisse a trovarlo, forse tornerebbe a dormire la notte, e a non saltare giù dal letto per ogni più piccolo rumore. Continuo a chiedermi se scoprirà ciò che è realmente accaduto. E se dovesse accadere, quale sarà la sua reazione?
Kim è Jay. Il loro modo di agire, di essere poliziotti, li distingue da quel lato dell’Intelligence in cui ci sono Hank e Adam. Resterebbe nell’unità sapendo come sono andate le cose? Forse è meglio non scoprirlo.
L’Intelligence si occupa di un omicidio. Una nuova informatrice viene uccisa e stuprata. Non ci sono prove, non ci sono indizi. Tutto sembra portare ad un vicolo cieco. Questo accade prima che Kim Burgess, nonostante la paura, capisca che quel lavoro non è solo qualcosa che fa. Rappresenta ciò che è. Ed è così da sempre.
Nei primi minuti di questo nuovo episodio di Chicago PD, vediamo Adam, Kim e Mak insieme. Sono una famiglia, nonostante mamma e papà abbiano paura di muoversi. Di fare troppo rumore con i loro pensieri. Adam cerca di aiutare Kim. E’ con lei. Con Mak. Non si è tirato indietro. Non ha paura di quell’impegno che, mai come adesso, desidera più di ogni altra cosa. E’ cresciuto Adam Ruzek. Diventando l’uomo che Kim ha sempre voluto al suo fianco. Ma per Kim è ancora tutto troppo difficile. Vede Adam, vede e sente quello che sono l’uno per l’altro. Ma è ancora troppo presto anche solo per uscire da quella stanza.
Adam cerca di aiutarla. Di sostenerla. Mi viene in mente il modo in cui è stato presente dopo l’aborto. C’è sempre stato, anche in silenzio. Nascosto per non spaventarla. Aspettando lei. Anche ora Adam si muove piano, e quando Kim mostra la sua paura di non riuscire a tornare, Ruzek cerca un’alternativa. E lo fa andando da quella persona pronta a mollare tutto e tutti per Kim Burgess. Vediamo sempre troppo poco il sergente Platt ultimamente. Dovremmo avere più momenti con lei.
Da quel momento, basta poco. Platt parla con Voight ed Hank riporta Kim al Distretto. In quella stanza d’ospedale, Kim torna indietro. Attraverso una delle vittime, torna al suo rapimento. Al momento esatto in cui le hanno sparato. A quell’uomo che non è dietro le sbarre, che non è morto (per quanto ne sa), che potrebbe tornare in qualsiasi momento.
I ricordi si confondono nella mente. Il viso di Marina Squerciati diventa un tutt’uno con quello di Kim Burgess. Dando vita ad uno degli episodi più belli di Chicago PD. D’altra parte, lo sono sempre quando c’è lei al centro della trama (ma forse questo vale un po’ per tutti).
L’agente Kim Burgess segue gli indizi. Quelle tracce che non riesce a togliersi dalla testa. Segue il bisogno di prendere quell’uomo anche perché lei, il suo aggressore, non potrà mai trovarlo. Kim ha paura per tutto l’arco di questo episodio di Chicago PD. Ma non si lascia fermare, e quando crede che Adam voglia farlo… beh, attacca per difendersi.
C’è anche questo momento che mi ha colpita nel nuovo episodio di Chicago PD. Kim esce dalla stanza d’ospedale. Adam è lì. Sempre presente. L’agente Burgess non ha intenzione di lasciare l’Intelligence, e non gradisce che qualcuno trami alle sua spalle. Il succo, bene o male, è questo. Ma Adam non la lascia andare. Le parla. Cerca di farle capire che la sola cosa che conta è che lei stia bene. E “va bene anche se non stai bene“. Lui è lì. Per qualsiasi cosa, e in qualsiasi momento. E’ sempre stato così. Poi, c’è un attimo in cui Kim capisce che l’uomo che le sta d’avanti è l’uomo con cui ha scelto di costruire una famiglia. Lei, Mak e Adam sono una famiglia.
Una sola parola da entrambe le parti che mostra un venirsi incontro. Il loro modo di scusarsi, senza dire poi molto. Manca ancora un piccolo passo. Ci vorrà ancora un po’, ma credo sia giunto il momento di regalarci quello che abbiamo atteso per troppo tempo.
Quando le cose vanno male durante il caso, nei momenti cruciali, Kim Burgess si fa avanti. Sarà lei ad incastrare l’uomo che ha ucciso e stuprato due donne. Negli occhi di Kim la paura e il bisogno di femrare quell’uomo. In quelli di Adam, e nei nostri, la consapevolezza che se solo la toccherà, non avrà più bisogno di pensare al futuro.
Tutti gli occhi sono puntati su Kim Burgess. Quelli di Hank, Kevin, Jay, Adam e Hailey. Queste due incredibili donne che non si sono allontanate nemmeno per un uomo. Un cliché che, per nostra fortuna, non abbiamo dovuto vedere.
Kim lo ferma da sola. E quando sente la sua vita in pericolo, spara. Mi sono sentita orgogliosa. Fiera di lei. Sentendo anche una soddisfazione (non piccola) per la morte di quell’uomo. Sono sicura che l’ha sentita anche Kim. Nel suo sguardo ho visto un po’ di pace. Un senso di vittoria. Infondo, è stata lei, con la sua storia, a convincere una di quelle ragazze a parlare. “Ti prego, prendilo“.
Ne avevano bisogno entrambe. Nei pochi secondi rimasti, la scena che doveva arrivare. Quelle parole che Kim spera di poter sentire un giorno: “Sei al sicuro”.
Potrebbe interessarti:
Per rimanere sempre aggiornati su tutte le notizie di serie tv, cinema e gossip continuate a seguirci su Bingy News. Passate dalla nostra pagina Facebook, sul nostro profilo Instagram e sulla nostra pagina Twitter.