Il Covid resta fuori da questo primo episodio di Chicago PD mentre la riforma della polizia, e Kevin Atwater, ne diventano i protagonisti
Il primo episodio dell’ottava stagione di Chicago PD porta il nome di George Floyd, di Breonna Taylor. Porta il nome di tutte quelle persone che sono state uccise dal muro blu. Da quel fantasma, quel qualcosa che c’è, ma non c’è. Ed è attraverso Kevin e la sua denuncia al razzismo, ai modi della polizia di compiere quello che dovrebbe essere il proprio dovere, che il movimento Black Lives Metter entra nello show One Chicago. Non è la prima volta che, attraverso Atwater, la serie denuncia, racconta una verità scomoda. Ma questa volta c’è qualcosa di diverso.
Questa volta i nomi vengono pronunciati in modo chiaro. George Floyd e Breonna Taylor. E’ Kevin a dirli con la rabbia di chi non è disposto ad accettare oltre perché “Quando è troppo è troppo“.
Il primo episodio di questa nuova stagione di Chicago PD ci parla di cambiamenti. Ma anche di una bambina uccisa da un proiettile vagante, di un padre che ha bisogno di giustizia e di quella stessa giustizia che non arriverà mai. La rabbia cresce, proprio come quella di Voight. Lui, che ha sempre lavorato a modo suo, che ha sempre seguito le sue regole, adesso dovrà stare a guardare mentre l’assassino di una bambina ride al pensiero di aver “fregato” la polizia.
E mentre le indagini proseguono, mentre Kevin lotta contro quel muro blu, Chicago PD ci presenta la nuova sovraintendente. Bastano pochi secondi per capire che lei, è dalla parte del sergente Voight, di questo poliziotto della vecchia scuola che farebbe qualsiasi cosa per fermare un criminale. Ma questa donna a cui dovrà rispondere, rappresenta anche il volto della riforma della polizia. Le regole dovranno essere seguite. Niente più gabbia o violenza nei confronti dei criminali. E, se ci fermiamo a pensare un attimo, non sarebbe migliore un mondo in cui non si viene uccisi per il colore della propria pelle, per il proprio orientamento sessuale, per eccesso di potere da parte delle forze dell’ordine? E’ ancora Kevin a ricordarcelo portando il volto di George Floyd davanti ai nostri occhi.
Kevin Atwater non ha intenzione di piegarsi. Non cambierà la sua deposizione. Soprattutto dopo le parole di quel bambino, quel figlio che cerca una risposta: “Perché avete ucciso mio padre?“. Se non stava facendo nulla di male, perché non tornerà più a casa? Perché il razzismo, nel 2020, esiste ancora. E’ la sola risposta a cui sono riuscita a pensare. Doyle non aveva alcun motivo per scendere dalla macchina, per seguirlo, per puntargli una pistola contro. E Kevin lo sa. E ha bisogno di lottare accanto a chi non ha voce, a quelle vite spezzate, a quelle famiglie che non vedranno più tornare a casa i propri cari. Il primo episodio di Chicago PD 8 è un grido di denuncia.
La battaglia di Kevin mette un muro tra lui e Voight. Il sergente vorrebbe aiutarlo, ma a modo suo. Vuole proteggerlo, è uno dei suoi, della sua famiglia. Ma Kevin ha bisogno di farlo alla sua maniera che non è quella di Hank Voight. Il loro scontro arriva al termine di questo episodio di Chicago PD. Kevin grida, urla. Non dovrà più esistere nessuna gabbia. Kevin Atwater è fiero di lavorare nell’Intelligence. Ma è giunto il momento che le cose cambino. E io sono con lui.
E’ lui il secondo più colpito in questo episodio di Chicago PD, Hank Voight. Lui che vorrebbe continuare a seguire le proprie regole, che non può e non vuole piegarsi a nessuno. Ma lo fa. Un piccolo passo. Non si cambia in un giorno. Le parole di Kevin gli entrano dentro, e mentre lo osservo capisco che Hank Voight è pronto (o quasi) a modificare (in parte) le sue regole. E per questo non potrei essere più orgogliosa.
Hailey e Jay restano sullo sfondo. Kim la vediamo poco, ma è comunque un piacere ritrovarli. Ora diamoci una mossa e regalataci una gioia. Ne abbiamo bisogno. Adam c’è. E’ con Kevin, al suo fianco. Qualsiasi cosa accada. E’ quello l’unico codice che Adam non smetterà mai di seguire. Proteggere la sua famiglia ed esserci sempre. In ogni modo possibile. Dopo la morte di Alvin, Adam è quello che (ovviamente) più me lo ricorda. Ha trovato spazio nell’unità seguendo quel codice, e sentire Kevin dubitare di lui ha trasformato il mio sguardo in quello di Adam.
Poi arrivano quegli ultimi minuti di questo primo episodio di Chicago PD 8. Kevin viene aggredito da alcuni agenti di polizia. “Hanno appena iniziato“, queste le parole di Voight che non dimenticheremo e che capiremo proprio in quei momenti. Vedere Kevin a terra e poi alzarsi in quel modo, mi ha tolto il respiro. Ma non potevano uccidere Kevin Atwater, non adesso, non nel primo episodio (ne oltre), non dopo questo anno che non vuole finire.
Kevin lotta per l’intero episodio. Adam gli resta accanto. Ma non basta. Non sappiamo come finirà la sua lotta contro il muro blu, ma sappiamo che non potremmo essere più fieri di lui… e di quel piccolo passo avanti compiuto dal sergente Hank Voight. Anche Alvin ne sarebbe stato orgoglioso.
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