Ecco la nostra recensione dei primi tre episodi di The Handmaid’s Tale 4 dal titolo “Pigs”, “Nightshade” e “The Crossing”
Dopo quasi due anni d’attesa, il momento che stavamo tutti aspettando è arrivato: The Handmaid’s Tale 4 è finalmente tornato
Dove Eravamo rimasti…
Nel finale della terza stagione di The Handmaid’s Tale, June è riuscita insieme a May Day a liberare da Gilead ben 86 bambini e nove Martha su un aereo diretto in Canada. Nel completamento di questa missione, June è rimasta gravemente ferita. La stagione si concludeva con le ancelle che cercavano di portare in salvo la loro leader.
La fattoria di Mrs Keys
La stagione 4 riprende esattamente da dove tutto si era interrotto circa due anni fa. Le ancelle fuggite sono riuscite a rifugiarsi in una fattoria, travestite da Marte si dedicano ai lavori domestici inebriate da una ritrovata fragile e apparente libertà per quanto il sia possibile sentirsi liberi all’interno del sistema totalitario del regine di Gilead.
All’interno di questa fattoria troviamo Mrs Keys, ruolo interpretato egregiamente dalla nuova promessa McKenna Grace. Nei mesi scorsi avevamo annunciato l’entrata nel cast di questa giovane attrice e il suo personaggio veniva descritto all’interno di The Handmaid’s Tale come baby moglie di un comandante molto più anziano, estremamente intelligente con una indole ribelle, sovversiva e persino con un pizzico di follia.
Ma Mrs Keys è molto più di questo, sebbene sia una moglie, nonostante la sua giovane età ha subito molti abusi:
un marito anziano che non è in grado di compiere l’atto coniugale e allora cosa decide di fare per avere una prole?
Fa violentare sua moglie da qualsiasi uomo, non importa di quale stato sociale sia, guardiano, occhio o comandante l’unica cosa che conta per lui è che qualcuno riesca a ingravidare sua mogle.
Questo essenzialmente dimostra ancora una volta (se per caso l’aver mandato una moglie nelle colonie ep 2X02 la signora O’Conner interpretata da Marisa Tomay o il taglio di un dito a Serena per aver letto un passo della Bibbia ep 2×13 non fosse già stato abbastanza chiaro) che le donne semplicemente non hanno alcun valore.
La signora Keys è essenzialmente una ragazzina traumatizzata che ha sete di vendetta contro tutte quelle persone che gli hanno fatto del male: gli uomini di Gilead. In June poi, vede un mentore, una guida, una madre, sarebbe disposta a tutto pur di compiacerla. E ovviamente June che cosa fa? Ne approfitta naturalmente ma di questo ne parleremo dopo.
Al momento, dopo l’imboscata di Nick nella fattoria Keys sappiamo solo che Esther è salva, chissà cosa il futuro le riserverà, e se diventasse un’ancella?
Joseph Lawrence nei primi tre episodi di The Handmaid’s Tale 4
Poche parole per definire questa sottospecie di comandante: il suo unico scopo è quello della sua preservazione, quindi fin tanto che è vivo, mangia e legge in casa sua è contento. Scusate ma la frase “Non ci si può redimere quando ci si trova con una corda al collo” è poco credibile e per nulla attenuante. L’opinione che abbiamo di lui si identifica perfettamente con le parole di June;
Il Canada nei primi tre episodi di The Handmaid’s Tale 4
Le conseguenza delle scelte di June
In Canada, nei primi tre episodi di The Handmaid’s Tale 4 troviamo Moira e Emily che stanno cercando di riunire i bambini di Gilead con le loro famiglie o di trovare loro una nuova sistemazione.
Un momento molto interessante è il dialogo tra le due relativo alle scelte di June. Quest’ultima agisce ogni volta senza pensare alle conseguenze delle sue azioni. Non solo, non si preoccupa neppure minimamente dell’impatto che queste conseguenze avranno sulle persone a lei care.
Ha deciso di salvare Nichole ma non è fuggita con lei e quindi ora Moira, guidata dal senso di colpa si trova ad affrontare la conseguenza della scelta di June: essere una madre per Nichole, ruolo che lei non ha mai desiderato.
Rita si trova a dover parlare davanti a un pubblico durante una raccolta fondi, non vorrebbe farlo ma si trova guidata anche lei dal senso di colpa nei confronti di June per la promessa a lei fatta sul finire della scorsa stagione di The Handmaid’s Tale.
Gli 86 bambini di Gilead
Anche gli 86 bambini di Gilead si trovano di fronte alle conseguenze delle scelte di June. Già perché non tutti i bambini si ricordano dei loro genitori biologi, e molti di loro non li hanno più, non tutti i bambini ricordano com’era la vita prima di Gilead. Per molti di loro, quel regime totalitario era la normalità. Quindi per loro, trovarsi in Canada, in una realtà estremamente non familiare, diviene un trauma a tutti gli effetti.
Per alcuni bambini, il “salvataggio” li ha strappati all’unica famiglia che conoscevano, all’unica normalità che conoscevano.
Qui è essenziale citare le parole di Zia Lydia pronunciate già nella prima stagione di The Handmaid’s Tale e nell’omonimo romanzo:
La normalità, diceva Zia Lydia, significa ciò cui si è abituati. Se qualcosa potrà non sembrarvi normale al momento, dopo un po’ di tempo lo sarà. Diventerà normale.”
Continua a pagina due la recensione dei primi tre episodi di The Handmaid’s Tale 4